Gli scontri fra i gruppi sono stati cruenti, con la morte di circa 200 persone, case e villaggi rasi al suolo e quasi centomila sfollati in fuga verso la foresta.
Mentre si cerca ancora oggi di ripristinare la pace nella zona, il massiccio numero di adulti, nuclei familiari e bambini orfani riversatisi in altri villaggi della stessa provincia, a Kinshasa e anche nella vicina Repubblica del Congo (Congo Brazzaville), ha messo a dura prova la già fragile rete di assistenza di queste zone, bisognose di per sé.
Di essi, circa 13 mila persone hanno percorso a piedi 300 chilometri per recarsi nella provincia di Kwango. Nel capoluogo, Kenge, opera la dott.ssa Chiara Castellani, medico missionario, da più di trent’anni in Repubblica Democratica del Congo: «Si tratta soprattutto di mamme e bambini che, ancora oggi, risentono di un forte indebolimento fisico causato dall’aver dormito esposti e senza riparo per molto tempo e dalle malattie prese durante il viaggio (molti si sono ammalati di malaria).
In particolare i bambini sono malnutriti, trascurati o del tutto abbandonati perché, insieme alle famiglie o da soli, vivono per strada chiedendo l’elemosina ai passanti». Cosa si può fare per intervenire? La risposta di Chiara è: «Con la Diocesi ci stiamo preoccupando di fornire alloggi di emergenza, ma occorrono urgentemente farmaci essenziali, cibo e acqua da distribuire, oltre a pagare i costi di ricovero a chi ha bisogno di andare in ospedale».
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