Le periferie sono una delle mete della Chiesa “in uscita”, che caratterizza il magistero e l'azione di papa Francesco.
Si tratta di una metafora che va ben oltre un riferimento al “Sud del mondo”. Secondo il Vescovo di Roma, la Chiesa deve «uscire da se stessa» e «andare verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali».
Ma uscire verso gli altri - ci dice Francesco - per giungere alle periferie umane «non vuol dire correre verso il mondo senza una direzione e senza senso».
La direzione e il senso li dà il Vangelo.
«Quando uno legge il Vangelo» - scrive Francesco nel documento La gioia del Vangelo (Evangelii gaudium) - «incontra un orientamento molto chiaro: [privilegiare] non tanto gli amici e vicini ricchi bensì soprattutto i poveri e gli infermi, coloro che spesso sono disprezzati e dimenticati, “coloro che non hanno da ricambiarti” (Lc 14,14).
Non devono restare dubbi, né sussistono spiegazioni, che indeboliscano questo messaggio tanto chiaro. Oggi e sempre, “i poveri sono i destinatari privilegiati del Vangelo”, […]. Occorre affermare senza giri di parole che esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri. Non lasciamoli mai soli».
I vescovi di una di queste periferie, il Brasile, ci indicano anche le cause di questo confinamento nella periferia della vita sociale di intere popolazioni: «Vedendo le loro miserie, ascoltando le loro grida e conoscendo la loro sofferenza, ci scandalizza il fatto di sapere che esiste cibo sufficiente per tutti e che la fame si deve alla cattiva distribuzione dei beni e del reddito. Il problema si aggrava con la pratica generalizzata dello spreco».
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