Caos, confusione, conflitto e gente alla fame. Il cardinale arcivescovo di Yangon Charles Bo descrive così la situazione del suo Paese. «L'intero Myanmar è zona di guerra». Questo appello è stato rilanciato nell'udienza generale del 2 febbraio scorso da papa Francesco che ha chiesto alla comunità internazionale di attivarsi per la riconciliazione. «Non possiamo voltare lo sguardo da un'altra parte di fronte alle sofferenze di tanti fratelli e sorelle in Myanmar».
Il Paese, a un anno dal colpo di Stato dei militari che ha spazzato via il governo eletto democraticamente, è vittima di una guerra aperta, con oltre 400mila sfollati.
Dal 2014 le suore Ancelle missionarie del Santissimo Sacramento hanno dato vita, nella città di Loikaw, al Centro di accoglienza Casa della Pace che ospita bambine e ragazze orfane, abbandonate o con situazioni problematiche.
Con l'avvio della guerra la Casa è diventata un luogo di accoglienza per donne e bambini, anziani e ammalati che non hanno potuto rifugiarsi sui monti come hanno fatto altri, costretti a lasciare abitazioni, campi e villaggi presi d'assalto dai militari.
Ma nei mesi scorsi anche le suore e le bambine hanno dovuto abbandonare in tutta fretta la Casa della Pace. «Oggi le suore vivono anch'esse l'esperienza di rifugiate dopo che, per tanti mesi, hanno accolto centinaia di rifugiati» scrive suor Rosanna Favero.
Non possiamo voltare la faccia dall’altra parte di fronte a questa guerra dimenticata. E lasciare sola la gente di Loikaw.
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