Se guardiamo alle notizie che ci giungono ogni giorno, rischiamo tutti di rappresentarci questo mondo, attraversato da conflitti e crisi umanitarie, come una grande distesa di tombe, un'immagine simile a quella che il profeta Ezechiele propose ai suoi contemporanei: una pianura piena di ossa di morti in battaglia (Ez 37,1). Le guerre disseminate, le carestie, le stragi e le tante atrocità nei confronti dei deboli, l’insorgere di sentimenti di razzismo e di odio, oltre alle epidemie e ai disastri ambientali, tutto ciò induce molti a temere che la fine del mondo sia imminente.
Anche il credente che ha accolto l'annuncio della risurrezione di Gesù è consapevole che «questo mondo, così com'è, non durerà più a lungo» (1Cor 7,31), ma sa anche che «l'amore del Signore è per sempre».
Per questo non si accontenta di stare a guardare, di lamentarsi o di commiserare. Continua a operare «senza stancarsi di fare il bene» (2Ts 3,13), vivendo alla luce della parola di Gesù l'attesa inaugurata dalla parola degli angeli: «Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo» (At 1,11).
Don Flavio Dalla Vecchia Presidente di Cuore Amico
Per ricevere ogni mese la rivista in pdf con le notizie sui progetti che sosteniamo in tutto il mondo.