Una storia d'amore, la sua, come quella di tanti missionari partiti in anni lontani vedendo nei poveri il volto di Dio. Quella di Ilaria Tinelli è una vicenda in cui l’amore conta in modo totalizzante.
Ventinovenne della parrocchia di San Giacomo a Brescia, dopo diverse esperienze africane, la laurea, il servizio civile internazionale, ha “sposato” letteralmente quel continente fino all'incontro con un giovane infermiere del Camerun che è diventato suo marito e padre della loro piccola Aïcha Cristina.
Una storia d’amore che l’ha portata a imparare a guardare la realtà dal sud del mondo e a ricevere, nella cattedrale di Brescia, il mandato della diocesi come missionaria dono della fede (questo significa fidei donum).
Oggi coordina l'organizzazione della sanità a Sangmélima, nel sud del Camerun, per «garantire l'accesso alle cure basilari anche a chi non ha le risorse economiche».
Nkoman Ndabian (Ristrutturazione Sanitaria) è un'iniziativa della diocesi camerunense per aiutare la popolazione locale a evitare malattie legate allo scarso livello di igiene, come la febbre tifoide o il colera, che stanno dilagando.
Per questo, spiega Ilaria, «vi chiediamo di aiutarci nella costruzione di servizi igienici, per garantire ai bambini che anche voi eravate, agli adulti che siete, agli anziani che diverrete di poter vivere in un contesto più salubre e per dare alla popolazione, almeno in parte, un po' di quel confort che voi avete».
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