Nel villaggio di Kolowaré c’era una volta un piccolo lebbrosario. Nato nel 1940 per lenire le ferite degli ammalati abbandonati dalle famiglie per timore del contagio è diventato, grazie all'impegno delle missionarie di Nostra Signora degli Apostoli, un Centro sanitario. Oggi la struttura apre le porte non solo ai lebbrosi che vivono ancora in assoluta povertà ed emarginazione, ma anche ai malati di Aids il cui numero aumenta di giorno in giorno. «Si tratta di adulti, fra cui molte donne, e di bambini che hanno contratto l’infezione durante la gestazione dalla madre, a sua volta malata», ci spiega suor Antonietta Profumo, responsabile del Centro. L'Aids è come la lebbra, crea discriminazione e rifiuto da parte della famiglia perché considerata una malattia vergognosa. Le suore ospitano i malati gratuitamente assicurando farmaci e visite mediche, oltre a un’alimentazione adeguata che li aiuti a far fronte con più forza alla patologia.
Assieme all'Aids, un’altra piaga del territorio è la cecità. A causa della cataratta, assai diffusa in questa zona così come in altri Paesi africani, molti vivono nel buio: non possono coltivare la terra, accudire i loro bambini, badare alla casa, svolgere piccoli lavoretti. Per consentire loro di tornare a vedere basterebbe un semplice e breve intervento chirurgico che costa poco e che restituisce, oltre alla vista, anche la speranza di un futuro migliore. «Il nostro compito è tendere una mano e ridare una speranza di vita a tutti coloro che vengono da noi», dice la religiosa, e anche Cuore Amico vuole contribuire ad alleviare le sofferenze di chi è malato e non ha i mezzi per curarsi.
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Id progetto: 103505 | Aggiornato il 28 febbraio 2017
da Redazione Cuore Amico 
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