In Burkina Faso sembra che il tempo sia immobile e si sia fermato a centinaia di anni fa. Al di fuori delle città, sul territorio disseminato di piccoli villaggi spesso lontani dalle vie di comunicazione, si trovano tribù tradizionali che praticano un'agricoltura di sopravvivenza, basata sulla produzione di miglio e sorgo. In queste comunità, data la costante carenza idrica, si utilizza e si beve quotidianamente l'acqua degli stagni, trasportata nei bidoni da donne e bambini, costretti a percorrere a piedi decine di chilometri. Purtroppo quest'acqua insalubre diventa un pericoloso veicolo di diffusione di molte malattie come dissenteria, tifo, parassitosi che, in assenza di cure adeguate, finiscono con l'essere letali.
Per garantire agli abitanti acqua pulita e arginare così la trasmissione delle patologie, padre Bertrand Sawadogo, curato della parrocchia di Bourzanga, nella diocesi di Ouahigouya, vorrebbe costruire un pozzo dotato di pompa manuale. Una volta realizzata, l'infrastruttura verrà assegnata a un comitato di controllo che avrà il compito di effettuare riparazioni, allontanare gli animali, insegnare alla comunità le norme sanitarie e igieniche per mantenere l’acqua potabile nel tempo. In futuro accanto al pozzo, che consentirà l'irrigazione della terra, potranno, inoltre, essere realizzati piccoli orti recintati per la coltivazione di ortaggi, piante da frutto e canna da zucchero. Una risorsa in più che dona speranza a chi vive nella precarietà e nel bisogno.
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