Nel 2015, nel corso del suo viaggio pastorale in Uganda, papa Francesco ha annunciato: «Sono qui perché il mondo possa prestare più attenzione all'Africa».
Così, questo piccolo Paese incastonato nel cuore del continente è diventato una sorta di simbolo delle terre dimenticate, lasciate indietro. Reduce da una lunga e sanguinosa guerra civile che per vent'anni ha visto contrapporsi le forze governative e i ribelli del Lord’s resistance army (Lra), provocando almeno 100mila vittime e oltre un milione di sfollati, l’Uganda sta facendo i conti con le ferite del suo recente passato.
Soprattutto a Nord, dove si è concentrata la maggior parte degli scontri, le nefaste conseguenze delle ostilità sono rintracciabili ancora oggi: infrastrutture da ricostruire, disgregazione del tessuto sociale, povertà diffusa.
I combattimenti hanno colpito anche la Casa di formazione della congregazione Marian Brothers, che era stata fondata dal missionario comboniano Angelo Negri nel 1954, nei pressi di Lodonga, all'interno della diocesi di Arua, depredando la struttura e danneggiando in più punti il fabbricato. Anche la pompa del pozzo alimentata con pannelli solari è stata distrutta, privando così di acqua potabile i religiosi, che sono costretti ad approvvigionarsi a una fonte distante molti chilometri, sottraendo tempo alle attività pastorali e sociali. Aiutiamo la congregazione ad acquistare una nuova pompa che consentirà di distribuire acqua pulita anche ai villaggi del circondario, favorendo l’igiene e limitando così la diffusione di malattie.
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