Chi ha visitato l'Expo di Milano nel 2015 avrà visto anche il padiglione del Bangladesh, tutto dedicato al riso, cuore della coltivazione locale, assieme al tè. Ora la produzione di questo cereale, tanto prezioso per la sopravvivenza dei poveri contadini tribali, dediti da generazioni all'agricoltura, è in crisi a causa della mancanza di irrigazione. Ne risentono perciò intere aree del Paese. Una di queste è la diocesi di Rajshahi, al cui interno si trova il villaggio di Nobai Bottola, dove opera padre Arturo Speziale, missionario del Pontificio istituto missioni estere (Pime). «In mancanza di una fonte di acqua, tutto il raccolto rischia di essere compromesso», spiega il religioso. Dalle risaie si leva il grido di sofferenza di tanti braccianti, che vedono un futuro di privazioni e di fame.
Tra loro anche Farid, circa cinquant’anni, che dichiara: «Di questo passo non avrò alcun raccolto. Con il mio riso avrei sfamato la mia famiglia per un anno intero. Ora come procurerò il cibo per i miei familiari?». La stessa preoccupazione è quella di Ruchina, che deve mantenere una madre malata e quattro figli. Non possiede altro che un paio di pentole di latta, una lampada a petrolio e qualche coperta che di notte stende sul pavimento per dormirci sopra. Finora poteva contare anche sul raccolto del riso, ma adesso non si sa. In questa situazione padre Speziale chiede un sostegno per creare un laghetto artificiale con il fondo in cemento, in modo da poter raccogliere l'acqua piovana per farla poi arrivare, tramite un sistema di condutture, in tutte le risaie del circondario.
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