Il 60,4 per cento degli indiani non ha i servizi igienici. «Se i 774 milioni di indiani che non hanno un gabinetto si mettessero in coda, la fila raggiungerebbe la Luna e poi di nuovo la Terra», si legge nel rapporto di WaterAid, che di recente ha realizzato un’indagine. Un problema che riguarda in particolar modo Alathur, un villaggio rurale poverissimo all'interno della grande parrocchia di Koothvakkam, nella diocesi di Chingleput, dove sono relegati i dalit, i più emarginati. Braccianti a giornata, non sempre riescono a mettere in tavola il pane. Abitano in misere capanne senza acqua né elettricità, costretti a servirsi di latrine all'aperto. Quest’ultima condizione costituisce una pericolosa minaccia per la salute. A causa delle pessime condizioni igienico-sanitarie della zona, le infezioni (dal tifo alla febbre gialla, dalla leishmaniosi alla dengue) si diffondono a macchia d’olio, colpendo soprattutto le persone più vulnerabili, come i bambini, le donne, gli anziani.
Di fronte a vere e proprie epidemie che causano numerose vittime, il vescovo monsignor Anthonisamy Neethinathan e il parroco padre Paul Raj, che si occupa con dedizione delle necessità materiali e spirituali di questa povera gente, chiedono un sostegno per realizzare i servizi igienici, indispensabili per garantire un ambiente più salubre. «Un modo per dare dignità a chi non possiede nulla», spiegano.
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